Dall’aspettativa al risultato: la forza della progettazione condivisa
Il co-design riduce la distanza tra aspettative e risultati, trasformando il cliente in protagonista del processo. Coinvolgimento attivo, strumenti digitali e visione condivisa portano a soluzioni più efficaci, innovative e autentiche.
Capita spesso, un progetto parte bene, la relazione con l’agenzia sembra fluida, ma alla consegna emergono piccole fratture. Il risultato funziona, risponde al brief, ma non comunica quel senso di “nostro” che il cliente aveva immaginato. Il problema non è di metodo, né di skill tecniche: è un disallineamento tra chi immagina e chi realizza. Ridurre questa distanza significa costruire un percorso collaborativo sin dall’inizio, dove visione, dettagli e valori si fondono attraverso il contributo reale del cliente e una conduzione consapevole del processo.
Il metodo non basta, serve una vision condivisa
In Marcopolo adottiamo roadmap strutturate, team dedicati e touchpoint programmati. Ma anche una buona struttura interna è inefficace se il cliente non è coinvolto nella co‑progettazione. Partecipare significa portare insight, contesto e visione. Infatti, solo chi vive l’azienda ogni giorno conosce le sfumature che non emergono da un brief standard: valori del brand, tone of voice, contesto competitivo, priorità che fanno la differenza.
Co‑design e participatory design per una creatività condivisa
Le metodologie di co‑design e participatory design mettono il cliente al centro, non come osservatore ma come co‑autore del progetto. Diverse ricerche sul tema, oltre alla nostra esperienza, dimostrano che includere stakeholder fin dalla fase iniziale, con workshop mirati, raccolta materiali, mappature collaborative, genera soluzioni più idonee, più innovative e maggiormente condivise.
Infatti, i benefici del co-design includono miglioramento nel processo creativo, maggiore soddisfazione degli utenti, riduzione dei costi e sviluppo di innovazioni sostenibili. In altre parole, il co-design non è un buzzword: è una strategia concreta per creare valore condiviso.
Gli strumenti digitali facilitatori di collaborazione
Un approccio collaborativo necessita di spazi digitali condivisi dove idee, materiali e avanzamenti siano visibili a tutti. Non si tratta solo di digitalizzare il lavoro, ma di creare ambienti operativi che favoriscono co-creazione trasparente e fluida.
Ecco come li usiamo in Marcopolo:
- Miro e FigJam: lavagne digitali ideali per workshop, brainstorming, journey map, interattività visuale con il cliente.
- Figma: prototipi dinamici e visivi che il cliente può esplorare e commentare.
- Google Drive: repository centralizzato per documenti, materiali e versioni aggiornate. Elimina dispersioni tra email e chat.
- Notion: hub organizzativo del progetto, con sezioni di timeline, note, link e risorse tracciabili e navigabili.
Questi strumenti rendono il processo più efficace, centralizzando le informazioni, riducendo le incertezze e favorendo una visione chiara e condivisa.
Benefici tangibili del co-design con strumenti digitali
Vediamo ora insieme i vantaggi concreti derivanti dall’utilizzo del co-design e degli strumenti collaborativi:
- Allineamento delle aspettative sin dall’inizio, grazie a workshop strutturati e mirati al risultato finale.
- Riduzione di revisioni tardive, grazie a feedback rapidi e contesti visivi interattivi.
- Migliore senso di ownership del cliente, che diventa protagonista del processo.
- Innovazione facilitata, con idee più creative e soluzioni più originali rispetto ai processi tradizionali.
- Efficienza operativa, perché tutto è tracciato e consultabile in tempo reale.
Inoltre, possiamo sottolineare che co-design migliora il rapporto con i clienti, la gestione più efficace delle risorse e risultati spesso superiori rispetto alle aspettative iniziali.
Superare le barriere comuni
Superare le barriere comuni in un percorso di co-design non è mai semplice, perché le sfide pratiche non mancano. Spesso, infatti, il cliente manifesta una certa diffidenza iniziale verso questa metodologia, dovuta alla mancanza di fiducia e alla percezione di non avere tempo o risorse da dedicare al processo. A questo si aggiungono le difficoltà legate alla disconnessione tra le fasi di progettazione e la reale implementazione operativa.
Per affrontare questi ostacoli è fondamentale lavorare sulla costruzione di fiducia attraverso attività collaborative, garantire il supporto del management e l’allocazione di risorse adeguate. Integrare gradualmente il co-design nei processi già esistenti e individuare dei change agent interni permette inoltre di facilitare l’adozione e la diffusione dei metodi, trasformando le sfide iniziali in opportunità di crescita condivisa.
In definitiva, adottare un approccio di co-design significa trasformare il cliente da semplice osservatore a vero protagonista del processo. Strumento dopo strumento, passo dopo passo, si costruisce un percorso condiviso che non solo soddisfa le aspettative iniziali, ma spesso le supera, perché ogni decisione nasce dalla collaborazione e dalla fiducia reciproca. Grazie alla combinazione di strumenti digitali, metodologie strutturate e coinvolgimento attivo, il rapporto tra agenzia e cliente evolve: da un’interazione tradizionale, fatta di richieste ed esecuzioni, a una partnership strategica capace di generare risultati più creativi, autentici e duraturi.